I Pagliacci di Leoncavallo: dalla Cronaca all’Opera

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Aneddoti sull’opera della celebre aria “Vesti la giubba”

Ruggero Leoncavallo da piccolo ha cambiato diverse città, seguendo il lavoro del padre come pretore. In uno di questi spostamenti, a Montalto in Calabria, assiste ad un fatto di cronaca che lo segnerà. Il 5 marzo del 1865, all’età di 8 anni, assiste all’assassinio dopo uno spettacolo teatrale del domestico di casa Leoncavallo Gaetano Scavello. Movente dell’omicidio passionale è la gelosia di un calzolaio di Montalto, Luigi D’Alessandro, che condivideva con Scavello l’amore per una donna del luogo. Fu il padre stesso di Ruggero a presiedere il processo e condannare l’imputato.

Con delle ovvie ricamature, nel 1892 Leoncavallo mette in scena l’opera verista Pagliacci.

La Storia in breve

Una compagnia itinerante arriva nel paese di Montalto per ferragosto. E’ composta dal capocomico Canio, la moglie Nedda, e dai due commedianti Tonio e Beppe.

Canio non sospetta che la moglie lo tradisca con Silvio, un contadino del luogo, ma Tonio, fisicamente deforme, che ama Nedda e ne è respinto, lo avvisa del tradimento. Canio scopre i due amanti, ma Silvio fugge senza essere visto in volto e l’attore è costretto ad andare a prepararsi per la commercia perché il pubblico aspetta (Vesti la giubba).

Inizia la rappresentazione della compagnia: Canio/Pagliaccio deve impersonare nella farsa un marito tradito, ma la realtà prende il sopravvento sulla finzione rinfacciando l’accaduto alla moglie Nedda/Colombina. Di fronte al rifiuto di Nedda di dire il nome del suo amante, Canio accoltella a morte prima lei e poi Silvio, presente tra il pubblico, accorso sul palco per soccorrerla.

I Pagliacci è una delle opere liriche che più è entrata nell’immaginario collettivo ed è raccontata con una interessante trovata narrativa di scatole cinesi: la vita reale viene riportata su un palco dalla compagnia protagonista che è a sua volta protagonista di un’Opera. E la narrazione inizia con un attore, solitamente chi interpreta Tonio, nei panni del Prologo, che avverte il pubblico che i fatti narrati sono veri.

Chi di plagio ferisce di plagio perisce

Per la sua opera Pagliacci, Leoncavallo è stato accusato da Catulle Mendès di plagio della sua opera La moglie di Tabarin del 1887. Le similitudini tra le due opere sono molteplici: ambedue hanno come protagonisti compagnie itineranti e in entrambi i casi le gelosie coniugali vengono portate nel palcoscenico all’interno del palcoscenico.

La linea di difesa di Leoncavallo fece cenno alle origini autobiografiche della sua vicenda e rilanciò inoltre che l’opera di Mendès era in realtà a sua volta un plagio di un lavoro del 1867 dal nome Un drama nuevo di Manuel Tamayo y Baus.

It’s a Hard Life

L’impatto sull’immaginario collettivo dell’opera di Leoncavallo è stato tale che raggiunge anche Freddy Mercury, appassionato di lirica. Nella canzone dei Queen: It’s a Hard Life, le parole d’apertura e la melodia si basa sull’aria “Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto!” e lo stesso video della canzone è un evidente richiamo all’opera lirica.

Vesti la Giubba

Recitar! Mentre presso dal delirio
non so più quel che dico e quel che faccio!
Eppur è d’uopo… sforzati!
Bah! sei tu forse un uom?
Tu se’ Pagliaccio!

Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua.
E se Arlecchin t’invola Colombina,
ridi, Pagliaccio… e ognun applaudirà!
Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e’l dolor…
Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore in franto!
Ridi del duol t’avvelena il cor!

Approfondimenti

Per approfondire il tema c’è una bella puntata del programma L’Opera Italiana, condotto da Elio su Rai5 proprio su Pagliacci, dal minuto 28 in poi: prima si parla di Cavalleria Rusticana.

Nel breve estratto della puntata che pubblico qui di seguito Elio propone una versione dell’evento autobiografico di Leoncavallo molto più suggestiva. Secondo questa infatti il piccolo Ruggero assiste ad un duplice omicidio ad opera di un pagliaccio proprio come nella sua opera.


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